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9   luglio

Un ordine internazionale senza egemonia, intervista a Beverly Silver

Una lettura della storia del capitalismo che guarda ai tempi lunghi, una lettura del sistema mondiale come intreccio tra economia e potere degli stati: è questo lo sguardo che Beverly Silver, professoressa di sociologia all’università Johns Hopkins dove dirige l’Arrighi Center for Global Studies, ha portato in Italia, ospite per un mese dell’Istituto Ciampi della Scuola Normale Superiore a Firenze. Uno sguardo che aiuta a leggere la contemporaneità e quanto accade dentro e attorno alla prima potenza mondiale.

Prima di parlare di storia e di come a suo modo di vedere siamo arrivati qui, parliamo dell’oggi.

“Una trasformazione del potere globale degli Stati Uniti è quella che definirei il passaggio da un regime di “legittima protezione” degli alleati nei decenni successivi alla seconda guerra mondiale a una sorta di “racket della protezione” tra la fine del XX e l’inizio del XXI secolo. Vale per la Nato e per l’Europa con la quale l’atteggiamento sulla spesa militare è stato protezione in cambio di spesa in armi statunitensi, così come per i dazi dove il primo passo è la minaccia, non il tentativo di persuadere.

Oggi guardiamo a Trump e ai suoi metodi – quelli di un immobiliarista di New York – che arrivano a forme sfacciate di pressione nei rapporti di forza con gli alleati occidentali. Si tratta, come abbiamo visto anche con l’Iran, di una modalità che non cerca l’egemonia (fatta di coercizione e di consenso, di forza e soft power) ma impone in maniera muscolare la propria volontà. Ma si era cominciato in forme meno clamorose ed esplicite ben prima. Né Biden, né i suoi predecessori avevano saputo rinunciare all’idea degli Stati Uniti come leader mondiale, anche quando le crepe nella leadership Usa sono diventate evidenti: in assenza di un progetto egemonico sia interno che internazionale capace di costruire consenso, si finisce con esercitare la coercizione”.

L’intervista è stata pubblicata dal quotidiano Domani e prosegue qui